Araba Fenice

20.1.03

Il lutto generatore
Duro a dirsi e soprattutto ad accettarsi, la trasformazione e la maturità passano attraverso la bara. Non è certo una novità, visto che molti rituali esoterici passano da lì e persino la predicazione di Cristo lo afferma.
Eppure mi torna alla mente ritornando a leggere la vita di Jung. Dopo la sua separazione da Freud egli visse un'esperienza tra la depressione profonda e la più o meno esplicita dissociazione. Ne uscì non senza albergare in sé qualche fantasma. Tuttavia l'uomo che emerse era una persona diversa, molto lontana dall'altra tanto da poter apparire rinato a se stesso. Pagato il pegno alla sua biografia, lo spirito dell'antico prese il timone, qualcuno potrebbe dire che accettò di introiettare il padre, di farsi carico dell'animus conflittuale. Sta di fatto che solo il dolore, il profondo dolore, trsformò la sua vita come una formace alchemica e partorì un altro.
Dobbiamo per forza passare di là per rinascere? Certo spesso l'unica possibilità per uscire da quei disperati cul de sac dell'esistenza è la rinascita, e quindi una qualche forma di suicidio. E quella del suicidio è l'esperienza più dura, subito dopo la resistenza al suicidio fino alla consunzione della malattia terminale.
Persino la patologia tumorale è un'interpretazione somatica di questo dramma, quando esso non venga rappresentato nel teatro della psiche o meglio ancora in quello dell'identità.
A questo proposito I Ching mi offrono la configurazione dell'Assillo:
Sotto al lago si apre l'abisso che lo svuota dell'acqua. La situazione è quella dell'esaurimento (delle energie, della forza, della lucidità mentale, dell'anima...). Il segno precedente accennava ad un accrescimento incessante, un incedere senza sfogo che porta ad interpretare quest'immagine anche come "assillo".
Ma è proprio questa la situazione che mette alla prova i caratteri. Superare il disorientamento e la perdita di riferiementi fondamentali che deriva dall'esaurimento dei sentieri dopo l'assillante esasperata insistenza a trovarne, quando questa si rivela vana e, quando ci si ferma, non si sa più dove ci si trova, dove si è andati a finire, chi si è diventati. L'assillo è formatore d'anime perché insegna a superare le beghe quatidiane e ad uscire dalla trappola samsarica del risentimento: solo accettando la radicalità della propria morte a sé stessi si può arrivare a dimenticare il dolore e il risentimento per chi veramente o nell'immaginario ci ha sballottati in questa corsa, nella moscacieca, nell'umiliante trabocchetto della rincorsa narcisistica. La separazione è il superamento della soluzione bellica e anche l'abbraccio di valori più alti: il salto ad un metalivello che valga la pena di vivere anche se può essere molto rischioso o difficile da governare. Non sempre va bene, soprattutto quando non si ha una fede interiore a guidarci.
Le esperienze iniziatiche sono ricche di questi momenti. La schismogenesi di Bateson ne testimonia in altra forma.
I Ching affermano che in queste occasioni, invece di arrendersi o provarle tutte, la persona forte cerca in sé la fede, ovverosia, "Il nobile mette in palio la sua vita per seguire la propria volontà" e rinascere realizzando l'opera o distruggendosi in un fallimento ultimativo.